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Le obbligazioni dell'India verranno incluse nell'indice obbligazionario dei paesi emergenti

15 novembre 2023

Tempo di lettura 3 MIN

 

L'India, una delle economie in più rapida crescita al mondo e che attualmente trae vantaggio da una rapida digitalizzazione, entrerà a far parte del benchmark dei mercati emergenti in valuta locale nel 2024.

Il benchmark in valuta locale dei mercati emergenti (EM) più seguito subirà la più grande ristrutturazione dopo l'inclusione della Cina nel 2020, quando l'India entrerà a far parte dell'indice il prossimo anno. Dopo diversi anni di discussioni su un'eventuale inclusione, J.P. Morgan ha annunciato che alcune obbligazioni in valuta locale emesse dal governo indiano inizieranno ad essere incluse nella suite di indici GBI-EM alla fine di giugno 2024. Nel GBI-EM Global Core Index, il peso dell'India aumenterà dell'1% ogni mese fino a raggiungere un peso del 10%, che costituirà il tetto massimo.

Le obbligazioni indiane aumenterebbero il rendimento dell'indice di 5 punti base, sulla base dei prezzi del 29 settembre 2023 e nell'ipotesi di una piena inclusione. La duration aumenterebbe di circa 0,04. L'esposizione regionale si orienterà maggiormente verso l'Asia, mentre l'esposizione ai Paesi dell'America Latina si ridurrà in misura leggermente superiore a quella dell'EMEA.

Impatto dell'inclusione dell'India

L'inclusione dell'India avrà un impatto sull'indice obbligazionario dei paesi emergenti

Fonte: J.P. Morgan. Dati aggiornati al 29 settembre 2023.

L'India ha il secondo mercato obbligazionario più grande tra i mercati emergenti, secondo solo alla Cina, ed ha un valutazione investment grade da tutte le principali agenzie di rating. Il motivo della sua mancata inclusione fino ad ora è legato principalmente agli ostacoli operativi e alle restrizioni agli investimenti che hanno reso proibitivo l'accesso al mercato da parte degli stranieri. In particolare, sono stati indicati come elementi di preoccupazione le procedure di apertura di un conto, le operazioni di trading e il tempestivo rimpatrio della valuta. L'indice J.P. Morgan include solo i Paesi che sono accessibili agli investitori stranieri senza restrizioni. L'India impone una ritenuta alla fonte, ma gli ostacoli fiscali di per sé, se ragionevoli, non rendono un Paese non idoneo.

Nel 2020 l'India ha introdotto le obbligazioni "Foreign Accessible Route" ("FAR"), disponibili solo per gli investitori stranieri e che non prevedono limiti di investimento, e da allora ha attuato riforme sostanziali per affrontare gli ostacoli operativi agli investimenti stranieri. Sono idonee all'inclusione solo le obbligazioni FAR che soddisfano i criteri di liquidità e hanno un importo in circolazione l'equivalente di almeno 1 miliardo di dollari. Attualmente sono idonee 23 obbligazioni con un valore di mercato aggregato di 330 miliardi di dollari.

L'India entra nell'indice in un contesto fondamentale positivo. Nel secondo trimestre del 2023, l'economia è cresciuta del 7,8%, grazie all'aumento della domanda interna. Dopo essere migliorata all'inizio dell'anno, l'inflazione è recentemente aumentata a causa dell'incremento dei prezzi dei prodotti alimentari. Tuttavia, si prevede che l'inflazione torni a rientrare nella fascia obiettivo della Reserve Bank of India e che la Banca centrale mantenga i tassi per il momento. L'India ha un forte profilo demografico e, in quanto democrazia più popolosa del mondo, beneficia di stabilità politica e di un programma politico favorevole alla crescita. In particolare, negli ultimi anni l'economia ha subito una rapida digitalizzazione, spinta da investimenti governativi che comprendono un sistema di identificazione digitale, una rete nazionale di pagamenti e un'infrastruttura che fornisce alla popolazione l'accesso a dati a basso costo. Questi investimenti stanno stimolando la crescita economica e l'aumento del gettito fiscale, a vantaggio della posizione fiscale del Paese. Un'economia più digitalizzata può anche incoraggiare una spesa più efficiente, sia nel settore privato che in quello pubblico. Nel settore azionario, l'India ha registrato quest'anno notevoli afflussi dall'estero grazie all'impatto di questi fattori favorevoli sugli utili societari e, secondo Goldman Sachs, il Paese costituisce il maggior sovrappeso nei portafogli asiatici tra le società di gestione dei paesi emergenti.

Secondo S&P, l'inclusione nell'indice dovrebbe comportare afflussi pari a 20-40 miliardi di dollari nel breve termine e a 180 miliardi di dollari nel prossimo decennio. Attualmente, gli investimenti esteri nel mercato obbligazionario indiano sono molto bassi, inferiori al 2%, a causa degli ostacoli storici esistenti. La proprietà straniera aumenterà a partire da questa base esigua, fornendo al governo una nuova fonte di finanziamento e potenzialmente un sostegno per l'ulteriore sviluppo del mercato nazionale. Questi afflussi potrebbero anche tradursi in una riduzione degli oneri finanziari. Dato il livello relativamente alto del debito pubblico, il deficit di bilancio del Paese e l'elevato fabbisogno di investimenti, questo sarebbe auspicabile. Infine, gli afflussi dall'estero potranno fornire un sostegno alla valuta locale.

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