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L'oro può offrire protezione a prescindere dal vaccino

14 dicembre 2020

 

Le speranze sui vaccini anti-COVID frenano l'oro

Le notizie sui risultati positivi delle sperimentazioni di diversi vaccini anti-COVID hanno generato un senso di euforia nei mercati azionari e spinto il prezzo dell'oro al di sotto del livello tecnicamente importante di 1.800 dollari l'oncia. La quotazione del metallo giallo ha iniziato il mese con una dinamica molto positiva. La debolezza del dollaro statunitense ha spinto il prezzo dell'oro a rompere la fase di consolidamento che durava da tre mesi e a toccare, il 9 novembre, il massimo mensile di 1.965 dollari l'oncia. Questo livello è però rientrato il giorno stesso, quando Pfizer ha annunciato che i risultati della sperimentazione sul vaccino avevano superato le attese. I rimborsi costanti sugli Exchange Traded Products (ETP) su oro fisico a partire dal 12 novembre hanno fatto registrare il primo mese di deflussi del 2020 per questa asset class. La quotazione dell'oro ha subito un'altra correzione il 23 novembre quando AstraZeneca ha pubblicato i risultati dei propri studi sul vaccino, per poi scendere a 1.810 dollari l'oncia il 24 novembre quando l'amministrazione Trump ha finalmente permesso al team del presidente eletto, Joe Biden, di iniziare il processo formale di transizione. Il livello di 1.800 dollari l'oncia non è riuscito a reggere alle pressioni di vendita in un contesto di scambi rarefatti per la festa del Ringraziamento. L'oro ha chiuso il mese a 1.776,95 dollari, con una perdita di 101,86 dollari (-5,4%).

Calano le quotazioni delle società aurifere, comunque solide

Le azioni aurifere hanno seguito l'andamento dell'oro, con un calo del NYSE Arca Gold Miners Index (GDMNTR)e dell'MVIS Global Junior Gold Miners Index (MVGDXJTR)rispettivamente del 7,65% e del 7,51%. Mentre il prezzo dell'oro vive una fase di debolezza nel breve termine, le società aurifere godono ancora di ampia disponibilità di flussi di cassa. Molte, sulla scia dei risultati del terzo trimestre, hanno annunciato un aumento dei dividendi. Secondo Scotiabank, i produttori senior e mid-tier che sta analizzando al momento hanno un rendimento medio del 2,0% che, in base ai dati di Bloomberg, supera di circa l'1,5% il rendimento medio dell'S&P 500. Un numero crescente di società è in grado di confermare i propri dividendi per tutta la durata del ciclo. Newmont e Barrick stanno predisponendo nuovi schemi per distribuire la liquidità in eccesso, mentre Yamana ha istituito un fondo di riserva per i dividendi. Questi sforzi fanno sì che tali società abbiano dinamiche diverse rispetto all'oro, che non distribuisce dividendi, e alle aziende di altri settori che fruttano rendimenti minori.

I fattori tecnici rafforzano la visione ribassista nel breve termine?

L'oro risponde negativamente a qualunque evento possa convincere i mercati che l'economia, la salute finanziaria di imprese e famiglie e la vita in generale possano tornare alla normalità in assenza di inflazione. Questo scenario privo di rischio è scontato dai mercati con la notizia che i vaccini saranno ampiamente disponibili nel 2021. Ciò ha spinto l'oro a scendere brevemente al di sotto del trend rialzista iniziato a giugno 2019 (cfr. grafico).

Breve correzione del prezzo dell'oro

Breve correzione del prezzo dell'oro

Fonte: Bloomberg. Dati al 4 dicembre 2020.

Questa correzione e il superamento della soglia dei 1.800 dollari l'oncia indicano che il mercato rialzista non genera a breve termine la forza da noi ipotizzata. L'ondata di vendite che ha investito gli ETP sull'oro fisico suggerisce che alcuni investitori abbiano puntato sul metallo giallo come rifugio dalla pandemia, ignorando gli effetti a più lungo termine che potrebbero verificarsi sul piano economico-finanziario e non solo. Poiché la pandemia ha indebolito la domanda proveniente dall'industria della gioielleria e dalle Banche centrali, è verosimile ipotizzare che l'oro continuerà a essere sotto pressione fino a quando i flussi degli ETP non torneranno in territorio positivo. Sembra, quindi, che l'attuale consolidamento possa proseguire fino alla prima metà del 2021.

Il ritorno alla normalità non è affatto garantito

Consideriamo insensata la tesi secondo cui il mercato possa uscire dalla pandemia come se nulla fosse accaduto. Vi saranno danni permanenti in quanto, apparentemente, il COVID continuerà a gettare scompiglio sino alla fine della primavera. Secondo le stime di Moody's Analytics, nel 2020 i governi statali e gli enti locali hanno registrato carenze di bilancio per 70 miliardi di dollari, che potrebbero raggiungere i 268 miliardi nel 2021 e addirittura 312 miliardi di dollari nel 2022. Rosenberg Research calcola che quasi 30 milioni di famiglie americane saranno colpite dalla sospensione dei sussidi di disoccupazione, del blocco degli sfratti e delle misure di tolleranza per i mutui sulle abitazioni. Per molti disoccupati non sarà possibile tornare al lavoro e più a lungo restano inattivi più le loro competenze si riducono. Sempre secondo questa ricerca, il tasso di risparmio è al 13,6%, quasi il doppio rispetto ai livelli pre-pandemia. Anziché rappresentare un fattore potenzialmente positivo per la spesa futura, gli elevati livelli di risparmio potrebbero essere il segno di un nuovo conservatorismo sul fronte degli investimenti e dei consumi. I giovani che stanno per raggiungere la maggiore età hanno già vissuto due crisi storiche in 12 anni e forse vorranno sposare i valori portati avanti dai propri bisnonni all'epoca della grande depressione, piuttosto che quelli dei propri genitori, figli del baby boom o della generazione X.

Nel più lungo termine, gli effetti collaterali – clinici, psicologici, sociali ed economici – generati complessivamente dalla pandemia restano un'incognita. Il COVID-19 potrebbe lasciarci in eredità la trasformazione dei comportamenti politici, delle catene di approvvigionamento globali, dei modelli di domanda, delle abitudini lavorative, della propensione al rischio e delle prassi aziendali.

Sebbene le notizie sui vaccini siano accolte con favore da tutti, un ritorno alla normalità non è affatto garantito. A nostro avviso sono ancora molti i rischi che potrebbero spingere l'oro su nuovi massimi.

Quali sono i rischi…

A prescindere dalla pandemia, vi sono alcuni rischi che potrebbero mettere in pericolo il sistema finanziario. Il primo è l'enorme debito emesso a partire dalla crisi finanziaria globale, con un'accelerazione durante la pandemia. Esaminiamo alcune caratteristiche dell'indebitamento globale che sono fonte di preoccupazione.

  • In base alle stime dell'Institute of International Finance (IIF) il debito globale è arrivato a 272.000 miliardi di dollari nel terzo trimestre e raggiungerà il record del 365% del Pil globale a fine anno. Le nazioni sviluppate hanno visto aumentare il proprio indebitamento di 50 punti percentuali in nove mesi, al 432% del Pil. Secondo l'IIF non è affatto chiaro come ridimensionare i livelli di debito senza penalizzare fortemente l'attività economica.
  • Bloomberg sostiene, invece, che dall'inizio della pandemia alcune delle più note società americane siano diventate degli zombie, incapaci di guadagnare a sufficienza per coprire gli interessi passivi. Questi zombie, che rappresentano il 20% delle 3.000 più grandi società del paese, hanno incrementato il debito di quasi 1.000 miliardi di dollari. La conseguenza involontaria del sostegno della Fed al mercato obbligazionario potrebbe essere quella di incanalare il flusso di capitali verso società improduttive, compromettendo l'occupazione e la crescita negli anni a venire.
  • L'ultima stima del Dipartimento dell'Istruzione degli Stati Uniti mostra che le perdite sui prestiti agli studenti hanno raggiunto i 435 miliardi di dollari, pari al 32% dei prestiti studenteschi in essere, una cifra che si avvicina ai 535 miliardi di dollari persi sui mutui subprime nel 2008.
  • A novembre lo stock di obbligazioni a rendimento negativo su scala mondiale ha toccato il livello record di 17.050 miliardi di dollari e, secondo Rosenberg Research, rappresenta il 26% del debito mondiale investment grade.

Le vere carte jolly: bolle, inflazione

Forse il rischio finanziario più preoccupante e meno prevedibile è l'effetto che genererà la liquidità che è stata immessa nel sistema finanziario dalla politica di allentamento quantitativo della Fed e dalla spesa in deficit del governo. L'enorme portata del fenomeno è illustrata nei grafici che seguono sulle variazioni di M2 e il debito complessivo.

Massa monetaria M2 negli USA

Massa monetaria M2 negli USA

Fonte: U.S. Federal Reserve Bank of St. Louis. Dati al 1° trimestre 2020 (ultimi disponibili). Il debito nazionale riflette i titoli di debito e i prestiti di tutti i settori.

Rapporto debito interno/Pil degli Stati Uniti

Rapporto debito interno/Pil degli Stati Uniti

Fonte: U.S. Federal Reserve Bank of St. Louis. Dati aggiornati al 23 novembre.

Quando il presidente eletto, Joe Biden, si sarà insediato le misure di stimolo da parte della Fed e del Tesoro dovrebbero persino aumentare. L'eccessiva liquidità in un sistema finanziario può portare a conseguenze non preventivate quali bolle speculative, volatilità dei cambi o inflazione. Cominciamo già a scorgere bolle nelle quotazioni azionarie delle grandi società tecnologiche, nelle offerte pubbliche iniziali e negli immobili residenziali. Al momento, la velocità di circolazione della moneta è molto bassa e mantiene sotto controllo l'inflazione. Il ripristino di una velocità normale, con una crescita economica più solida, potrebbe innescare un ciclo inflazionistico.

L'oro dovrebbe far ancora parte del vostro portafoglio

Nei prossimi 20 anni, l'invecchiamento demografico richiederà il finanziamento dei sistemi di previdenza sociale e pensionistici i cui obblighi supereranno di gran lunga la loro capacità di esborso. Quando i tassi di interessi sono nulli, il portafoglio tradizionale 60% azioni/40% obbligazioni non è più efficiente. Molti investitori sono alla ricerca di alternative per generare ritorni che sono assenti nelle loro esposizioni obbligazionarie e l'oro, il private equity e il bitcoin rientrano nella rosa ristretta di asset class alternative tra cui scegliere. L'oro è l'unico asset che ha una storia consolidata di riserva di valore e di protezione dai rischi estremi.

Tutte le ponderazioni aziendali, settoriali e sub-settoriali sono aggiornate al 30 novembre 2020, salvo diversa indicazione. Fonte: VanEck, FactSet. 

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1Il NYSE Arca Gold Miners Index (GDMNTR) è un indice ponderato per la capitalizzazione di mercato modificata che comprende società quotate in borsa operanti principalmente nel settore dell'estrazione dell'oro.

2Il MVIS Global Junior Gold Miners Index (MVGDXJTR) è un indice basato su regole ponderato per la capitalizzazione di mercato modificata e rettificata per il flottante che comprende un universo globale di aziende quotate in borsa a piccola e media capitalizzazione, che generano almeno il 50% dei propri ricavi dall'estrazione di oro e/o argento e possiedono beni immobili che una volta sviluppati hanno il potenziale di generare almeno il 50% dei ricavi dall'estrazione di oro o argento, ovvero investono principalmente in oro o argento.

3L'S&P 500® è un indice ponderato per la capitalizzazione di 500 titoli statunitensi di una vasta gamma di settori.

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