Gli investitori istituzionali considerano sempre più la difesa eticamente accettabile?

Partecipando ad un evento in Lussemburgo nel giugno 2025, sono rimasto colpito da quanti investitori istituzionali presenti nella sala avessero partecipazioni in titoli della difesa. In seguito a un sondaggio informale, è venuto fuori che oltre la metà dei circa 50 delegati partecipanti ha dichiarato di possederne⁴. È un numero decisamente più elevato rispetto a quello possibile fino a poco tempo fa.

Poco più di due anni fa, quando abbiamo lanciato il VanEck Defense UCITS ETF nel marzo 2023, gli acquirenti iniziali erano per lo più investitori retail. Da allora, però, l'ETF è cresciuto fino a raggiungere 7,9 miliardi di dollari di patrimonio netto⁵ e conta tra i suoi investitori compagnie assicurative, fondi pensione e gestori patrimoniali.

In qualità di primo e più grande fondo negoziato in borsa dedicato alla difesa in Europa⁶, il nostro ETF può essere considerato un buon indicatore del cambiamento di mentalità degli investitori istituzionali. Molti investitori che un tempo evitavano il settore per motivi etici o di reputazione stanno ora rivalutando il suo ruolo nel garantire la sicurezza nazionale e collettiva. Allo stesso tempo, altri rimangono cauti, sostenendo che le implicazioni sociali e umanitarie della produzione di armi sono difficili da conciliare con i principi dell'investimento responsabile. Per loro, il rischio di reputazione, le aspettative degli stakeholder e l'allineamento con gli obiettivi di sostenibilità a lungo termine restano considerazioni decisive. Questa divergenza evidenzia un dibattito in corso piuttosto che un consenso consolidato, anche se i flussi di capitale nel settore continuano ad aumentare.

Contribuire alla pace in mezzo all'instabilità crescente

In un segno dei tempi che cambiano, la Commissione Europea sottolinea che l'investimento in aziende di difesa non deve essere considerato non etico o non sostenibile. In seguito all'annuncio del Piano ReArm Europe, che mira a raccogliere 800 miliardi di euro per le spese di difesa entro il 2030, un avviso della Commissione Europea ha dichiarato che "l'industria della difesa dell'UE ha il potenziale per contribuire alla nostra pace e sicurezza comune, in linea con l'Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 16 delle Nazioni Unite – Pace, giustizia e istituzioni forti"⁷.

Purtroppo, l'Indice di Pace Globale mostra perché la difesa è così attuale. La stabilità globale è diminuita negli ultimi 17 anni (vedi grafico). L'indice ha registrato incrementi significativi sostenuti dall'instabilità politica, dal numero e dall'intensità dei conflitti, dalle morti dovute al conflitto e dalla frammentazione geopolitica in forte aumento.

Tendenza complessiva dell'IPG e variazione percentuale rispetto all'anno precedente, 2008-2025

La tranquillità è diminuita di anno in anno per 14 degli ultimi 17 anni.

Fonte: IEP, giugno 2025.

In questo contesto, la spesa militare sta crescendo rapidamente. Su scala globale, la spesa è aumentata del 9,4% nel 2024, fino a 2,7 miliardi, l'aumento peggiore almeno dal 1988, in base a quanto dichiarato dall'autorevole International Peace Research Institute di Stoccolma⁸. È opportuno ricordare che, qualora la situazione geopolitica attuale subisca dei cambiamenti, il governo potrebbe rivedere al ribasso i propri obiettivi di spesa per il settore della difesa.

Ripensare la difesa e la sostenibilità

Anche i fondi con specifici mandati sostenibili stanno ripensando il loro approccio alla difesa. Nel 2024, all'incirca un terzo dei fondi in Europa e nel Regno Unito rivolti a questioni ambientali, sociali e di governance ha investito 7,7 miliardi di Euro nel settore, rispetto ai 3,2 miliardi di Euro registrati nel primo trimestre del 2022, stando a un'analisi condotta da Morningstar Direct per il Financial Times⁹.

In genere, però, fanno una distinzione critica tra armi controverse e convenzionali. Esse escludono ancora ampiamente i produttori di armi controverse – tra cui armi nucleari, chimiche e biologiche, mine terrestri e munizioni a grappolo – che sono vietate dai trattati internazionali. Tuttavia, stanno investendo maggiormente nei produttori di armi convenzionali come carri armati, armi da fuoco e aerei.

Tuttavia, c'è ancora un po' di confusione sulla misura in cui i titoli della difesa possono essere considerati sostenibili ai sensi del Regolamento sulla divulgazione della finanza sostenibile (SFDR) dell'UE. Questo regolamento è attualmente in fase di revisione e ulteriori chiarimenti sono previsti nel corso del 2025 o all'inizio del 2026.

Una prospettiva sfumata

L'approccio del nostro ETF è quello di escludere specificamente le armi controverse. È definito come un fondo dell'Articolo 6 ai sensi della SFDR e non è commercializzato come fondo sostenibile o verde. Un chiarimento importante in questa discussione è la distinzione tra integrazione ESG e investimento etico. L'integrazione ESG consiste nel valutare e gestire i rischi ambientali, sociali e di governance in tutti i settori, piuttosto che esprimere giudizi morali o etici. Le esclusioni riguardano in molti casi aspetti normativi o politiche degli investitori, piuttosto che l'incompatibilità intrinseca di una società o un settore con i principi ESG. Questa distinzione è stata spesso trascurata, portando a una visione un po' binaria della difesa: del tutto esclusa o accolta. In realtà, il quadro è molto più complesso.

Anche se il dibattito si è spostato dopo il lancio nel 2023 dell'ETF, il nostro punto di vista è che i fondi di difesa non dovrebbero essere commercializzati specificamente come investimenti sostenibili. Tuttavia, poiché gli investitori e i politici riconoscono sempre più che la sicurezza nazionale e collettiva è un prerequisito per la sostenibilità a lungo termine, le prospettive si stanno evolvendo. Questo non significa che le attività di difesa siano sostenibili di per sé. Questo riconoscimento non risolve la tensione etica insita nel settore, poiché le armi sono in ultima analisi progettate per causare danni, ma aiuta a inquadrare la difesa in un contesto più ampio di gestione del rischio e resilienza.

Non c'è dubbio che l'atteggiamento nei confronti degli investimenti nella difesa sia cambiato in modo significativo e continui a farlo. Gli investitori di tutti i tipi stanno accogliendo il ritorno del settore nel mainstream, considerandolo essenziale per proteggere la pace e concentrandosi sui suoi meriti di investimento. Allo stesso tempo, il tema rimane delicato: Alcuni stakeholder continuano a chiedersi se la produzione di difesa possa allinearsi ai principi ESG, in particolare a quelli che enfatizzano l'impatto sociale e i diritti umani. In tal senso, l'integrazione della difesa nei portafogli compatibili con i principi ESG può riflettere sempre più spesso una comprensione pragmatica delle realtà globali piuttosto che un'accettazione morale, a indicare che il supporto fornito dagli investitori nei confronti del settore continuerà ad aumentare, così come proseguirà il dibattito sulle possibili implicazioni per la sostenibilità e di carattere etico.