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Gli azionisti delle società aurifere fanno sentire la propria voce

19 giugno 2019

 

L’interazione tra forze opposte stabilizza l’oro

Nel mese di maggio, l’azione di dinamiche di mercato contrastanti ha consolidato la traiettoria del prezzo dell’oro su tre mesi. La debolezza del mercato azionario, dovuta alla battuta d’arresto dei negoziati USA-Cina sui dazi doganali, ha creato un contesto favorevole. Un ulteriore contributo positivo per l’oro è venuto dalla flessione dei tassi reali, con il calo dei rendimenti dei Treasury USA a cinque anni sotto il 2%. In direzione opposta a questi catalizzatori positivi si sono mossi il dollaro statunitense e le materie prime. L’indice del dollaro statunitense (DXY)si è mantenuto stabile nella fascia superiore del recente intervallo di contrattazione. Allo stesso tempo, le materie prime hanno registrato una considerevole flessione, per i timori relativi ai dazi e al quadro economico più in generale. In maggio, il greggio WTI ha perso il 15,9% e il rame il 9,5%. L’oro ha retto al tracollo delle materie prime, guadagnando 21,90 dollari (+1,7%) nel mese e salendo a 1.305,45 dollari l’oncia. Anche i titoli auriferi hanno registrato un rialzo, con il NYSE Arca Gold Miners Index (GDMNTR)progredito del 3,0% e il MVIS Global Junior Gold Miners Index (MVGDXJTR)avanzato dello 0,2%.

Nel primo trimestre, come reso noto dal World Gold Council, la domanda da parte delle banche centrali si è confermata robusta, con un aumento di 145,5 tonnellate. Si tratta del valore più elevato da sei anni a questa parte e di una crescita del 68% rispetto all’anno precedente. La Serbia è stato l’ultimo paese, in ordine di tempo, ad annunciare l’intenzione di aumentare le proprie riserve aurifere.

Compiacenza in un contesto caratterizzato da una divergenza tra fiducia e quadro manifatturiero

In maggio, i dati del settore manifatturiero sono stati implacabilmente deludenti. L’indice ISM, la produzione industriale, l’indice Markit Flash PMI e i beni durevoli hanno tutti segnato ribassi. La domanda di spedizione e trasporto merci è calata mentre lo sconfortante andamento delle nuove immatricolazioni auto ha determinato una contrazione delle vendite al dettaglio. L’ultimo sondaggio Duke University/CFO Global Business Outlook ha evidenziato che quasi la metà dei CFO statunitensi prevede una recessione entro fine anno mentre due terzi la prevedono nei prossimi 18 mesi. Tutto questo è in netto contrasto con la fiducia dei consumatori, che in base al Conference Board Index ha registrato un’impennata e secondo i dati preliminari dell’indice della University of Michigan ha toccato i massimi su 15 anni. Il 1° maggio, l’S&P 500 Index (SPX)4 ha raggiunto un nuovo record storico. Secondo il Wall Street Journal, erano decenni che i fondi di titoli municipali high yield (“junk munis”) non registravano afflussi tanto consistenti. E secondo l’High Tech Strategist, nei primi quattro mesi dell’anno il PHLX Semiconductor Sector Index (SOX)ha guadagnato uno sbalorditivo 35%, proprio mentre il settore attraversava una delle più severe fasi di contrazione degli ultimi decenni. La compiacenza imperante nei mercati odierni è alimentata dall’aspettativa di ulteriori stimoli economici da parte della Federal Reserve (Fed) statunitense – l’“opzione put Powell” – qualora il mercato azionario dovesse andare incontro a difficoltà. Noi, però, siamo dell’avviso che le politiche della Fed serviranno a ben poco se il trend della produzione manifatturiera punta verso una nuova recessione. L’oro potrebbe continuare a generare rendimenti mediocri fino a quando il mercato non vedrà che la Fed ha perso il controllo di un’economia sempre più debole.

Governance e coinvolgimento degli azionisti nel settore dell’estrazione aurifera

La stagione delle assemblee 2019 si sta avvicinando alla conclusione e il nostro pensiero va al coinvolgimento degli azionisti. Uno dei buoni regolamenti finanziari post-crisi messi in atto dal Dodd-Frank Act del 2010 è il voto per delega sulla retribuzione della dirigenza, altrimenti noto come “say on pay”. Questa disposizione di legge consente realmente agli azionisti di decidere se i CEO sono retribuiti eccessivamente. Il voto non è vincolante, tuttavia viene preso molto sul serio e abbiamo assistito alla decisione di alcune società aurifere di modificare le politiche retributive se il consenso espresso dal “say on pay” scende sotto l’80%. La crescente importanze dei criteri ESG (ambientali, sociali e di governance) nelle decisioni di investimento ha indotto gli investitori a concentrarsi ulteriormente sulla corporate governance.

Il coinvolgimento degli azionisti è in aumento e mira ad allineare gli incentivi e gli obiettivi di una società con quelli dei relativi azionisti. Secondo Activist Insight, come riferisce il Wall Street Journal,6 nel 2018 ben 284 società a livello globale (un record) sono state oggetto di richieste da parte di investitori attivisti, con la sostituzione di ben 194 consiglieri ai vertici (anche questo un record). Allo stesso tempo, la società di investimento in fondi comuni Neuberger Berman ha pubblicamente espresso il proprio parere contrario 60 volte nel 2018, in aumento rispetto alle 40 del 2014.7

Quando si parla di coinvolgimento degli azionisti, è possibile suddividere i fondi in tre categorie:

  • Attivisti – Private equity e hedge fund che adottano un approccio attivista, modificando la composizione dei Consigli di Amministrazione e della dirigenza. Gli attivisti intraprendono spesso battaglie delle deleghe.
  • Attivi – Fondi comuni che si avvalgono di specialisti, i quali selezionano attivamente le azioni e conoscono a fondo i fondamentali delle società. I fondi a gestione attiva palesano le proprie posizioni esprimendo il voto per delega, spingendo in direzione del cambiamento e rilasciando di quando in quando dichiarazioni pubbliche sul proprio punto di vista.
  • Passivi – ETF e altri fondi di replica degli indici che, di norma, ricorrono a comitati di governance per guidare il voto per delega.

VanEck si trova in una posizione piuttosto particolare, poiché gestisce fondi auriferi sia attivi che passivi. All’inizio del decennio in corso, i rendimenti per gli azionisti sono stati deludenti, a causa sia di acquisizioni errate, sia dell’indebitamento, sia di performance operative inadeguate. Sebbene i bassi prezzi dell’oro abbiano imposto al settore aurifero una certa disciplina finanziaria e operativa, mai più desideriamo assistere a un ritorno alle discutibili prassi di gestione così diffuse negli anni del boom. Il nostro coinvolgimento con i Consigli di Amministrazione e con i team dirigenziali è aumentato poiché lo scopo è, adesso, di adottare un approccio disciplinato lungo l’intero ciclo dell’oro. Abbiamo notato un analogo aumento del coinvolgimento in altri investitori auriferi.

Vediamo qualche esempio:

  • Lo scorso giugno, il gestore di hedge fund Paulson & Co. ha avviato una vincente lotta delle deleghe durata sei mesi per licenziare il CEO e sostituire il Consiglio di Amministrazione di Detour Gold, un produttore mid-tier canadese. Detour Gold gestisce una miniera di rilevanza mondiale a Detour, in Canada, che è in costanti difficoltà dopo cinque anni funestati da infortuni sul lavoro, problematiche sociali e aumento dei costi di capitale. Paulson è azionista di lunga data di Detour ed è diventato attivista dopo averne avuto abbastanza della dirigenza. La battaglia delle deleghe è stata la scintilla che ha spinto gli investitori non attivisti a unirsi a un’iniziativa volta a dar voce alla loro insoddisfazione nei confronti di Detour votando la destituzione della dirigenza.
  • Al contrario dei fondi passivi, i gestori di fondi attivi possono esprimere il proprio voto attraverso azioni concrete, come la vendita di partecipazioni oppure evitando società con team dirigenziali scadenti. A volte, però, ci sono società che, a fronte di performance deludenti, propongono piani credibili per raddrizzare la situazione. Questo può invogliare gli investitori a concedere una seconda o terza possibilità alla dirigenza. Uno sviluppo del genere si è visto in Goldcorp quando agli inizi del 2015 è stata nominata una nuova dirigenza per risollevare la società. Tuttavia, dopo tre anni segnati da problemi di gestione e aspettative disattese abbiamo visto chiaramente anche noi che anche quel team dirigenziale era inadeguato. Ecco perché a gennaio abbiamo accolto con favore la proposta di acquisizione di Newmont per Goldcorp, poiché siamo persuasi che Newmont possegga le competenze necessarie per gestire le miniere di Goldcorp. Malauguratamente, la dirigenza di Goldcorp non aveva finito di bistrattare i propri azionisti. Il CEO di Goldcorp ha ricevuto 11 milioni di dollari (in virtù di una clausola contrattuale sul cambio di controllo) mentre l’indennità di fine rapporto del presidente è stata aumentata da 4,5 a 12 milioni di dollari. Uno dei principali investitori istituzionali canadesi, British Columbia Investment Management Corp. (BCI), ha votato contro la fusione tra Newmont e Goldcorp dichiarando quanto segue: “BCI ritiene che questa disposizione [relativa alla retribuzione del presidente] sia sostanzialmente contraria agli interessi degli azionisti” e “in violazione del principio di governance che prevede una retribuzione basata sulla performance”.Anche noi ci siamo dichiarati pubblicamente contrari a queste generose buonuscite. Il Consiglio di Amministrazione di Goldcorp non è riuscito a ridimensionare le retribuzioni dei dirigenti, ma il team dirigenziale è stato messo pubblicamente alla berlina e questo pungolerà altre società a gestirsi responsabilmente.
  • Nel mese di febbraio, Barrick ha lanciato un’offerta ostile per Newmont allo scopo di unire i due principali produttori d’oro mondiali. VanEck, il gestore patrimoniale tedesco Flossbach von Storch e altri operatori sono intervenuti pubblicamente sull’accordo nel tentativo di ottenere un esito ottimale per gli azionisti (cfr. l’articolo del Wall Street Journal “Investor VanEck Urges Newmont to Renegotiate Merger Deal” [VanEck chiede a Newmont di rinegoziare la fusione] per conoscere in dettaglio la nostra posizione in merito). A marzo, però, Barrick ha ritirato l’offerta ostile e le società hanno costituito una joint venture (JV) per unire le proprie attività minerarie del Nevada e Newmont ha versato un dividendo straordinario agli azionisti come anticipo sui benefici attesi dalle sinergie offerte dalla JV in Nevada. Siamo dell’avviso che, senza il parere espresso in pubblico e in privato dagli azionisti, l’operazione si sarebbe trasformata in una sgradevole battaglia di acquisizione il cui esito probabile sarebbe stato una perdita di valore. Viceversa, abbiamo assistito a una conclusione decisamente vincente per Newmont, Barrick e i rispettivi azionisti.

Crediamo che nella stagione delle assemblee il nostro impegno e i nostri voti contribuiscano a ricordare alle società la giusta priorità da accordare agli interessi degli azionisti. A volte riteniamo necessario esprimere un voto contrario alla dirigenza. Come specialisti del settore aurifero, il nostro parere si discosta talora anche dalle raccomandazioni dei proxy advisor. Lo sforzo combinato degli azionisti per massimizzare i rendimenti attraverso i voti per delega, i colloqui privati e le dichiarazioni pubbliche aiuta il settore aurifero ad agire in modo responsabile.

INFORMAZIONI IMPORTANTI

Tutte le ponderazioni societarie, settoriali e sub-settoriali sono al 31 maggio 2019, salvo diversa indicazione.

1L’U.S. Dollar Index (DXY) indica il valore internazionale generale del dollaro USA attraverso una media dei tassi di cambio tra il dollaro USA e sei principali valute mondiali.

2Il NYSE Arca Gold Miners Index (GDMNTR) è un indice ponderato per la capitalizzazione di mercato modificata che comprende società quotate in borsa operanti principalmente nel settore dell’estrazione dell’oro.

3Il MVIS Global Junior Gold Miners Index (MVGDXJTR) è un indice basato su regole ponderato per la capitalizzazione di mercato modificata e rettificata per il flottante che comprende un universo globale di aziende quotate in borsa a piccola e media capitalizzazione, che generano almeno il 50% dei propri ricavi dall’estrazione di oro e/o argento, possiedono beni immobili che una volta sviluppati hanno il potenziale di generare almeno il 50% dei ricavi dall’estrazione di oro o argento ovvero investono principalmente in oro o argento.

4L’S&P 500® Index (SPX) è un indice azionario americano basato sulla capitalizzazione di mercato di 500 grandi imprese, con azioni ordinarie quotate sul NYSE o sul NASDAQ.

5Il PHLX Semiconductor Sector Index (SOX) è un indice del Philadelphia Stock Exchange ponderato sulla capitalizzazione di mercato, costituito da società principalmente attive nella progettazione, distribuzione, fabbricazione e vendita di semiconduttori.

6Wall Street Journal, “Activist Investors Gain Clout as Stocks Tumble” (26 dicembre 2018). Consultato il 31 maggio 2019.

7Wall Street Journal, “Mutual Fund Managers Try a New Role: Activist Investor” (30 dicembre 2018). Consultato il 31 maggio 2019.

8Reuters, “BCI Opposes Decision to Increase Retirement Allowance to Goldcorp Chair” (22 marzo 2019). Consultato il 31 maggio 2019.

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