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Domande e risposte sulle prospettive per il 2023: investite ora

28 dicembre 2022

Tempo di lettura 10+ MIN

 

PUBBLICO: INVESTITORI INFORMATI ED ESPERTI

Il 2023 è l'anno in cui pensare in modo diverso al mercato. Mentre gli investitori preparano i loro portafogli, i nostri professionisti specializzati in investimenti condividono le loro considerazioni in merito alle ragionevoli aspettative sulle loro asset class.

Per il 2023 prevediamo un anno di andamenti "laterali" per le azioni e nutriamo aspettative rialziste sulle obbligazioni. Dalla pubblicazione del recente approfondimento prospettico del nostro CEO Jan van Eck "Obbligazioni: perché no!", il mercato del lavoro è rimasto forte, suggerendo che i tassi d'interesse si manterranno elevati a lungo. Al contempo, l'inasprimento quantitativo è avvenuto senza problemi, nonostante sia stato effettuato una sola volta nella storia della Federal Reserve.

In cosa dovrebbero investire gli investitori, dunque? Per aiutare gli investitori a pianificare le loro allocazioni per il 2023, abbiamo raccolto le opinioni di un gruppo di esperti professionisti specializzati in investimenti in merito a cosa dovremmo aspettarci nel 2023 in merito alle loro rispettive asset class.

DAVID SCHASSLER, RESPONSABILE DELLE SOLUZIONI DI INVESTIMENTO QUANTITATIVE: La Fed è impegnata a mantenere le condizioni finanziarie più rigide più a lungo, proprio come fece Paul Volcker all'inizio degli anni Ottanta. Tuttavia, la Fed spera di poterlo fare senza la grave recessione e il tasso di disoccupazione a due cifre causati da Volcker. Sembra quindi che il suo presidente Powell voglia la "botte piena e la moglie ubriaca". Ci piacerebbe davvero che riuscisse nell'intento, ma un tale risultato sfiderebbe la storia: la curva invertita dei rendimenti statunitensi sembra infatti confermare le nostre previsioni, ammonendoci su un'imminente recessione. In effetti, lo spread tra i Treasury statunitensi a due e a 10 anni è il più ampio da quando lo shock degli interessi di Volcker costrinse a una profonda recessione.

I prezzi delle materie prime sono una variabile importante e sottovalutata nel futuro percorso dell'inflazione. Volcker domò l'inflazione DOPO gli shock petroliferi degli anni Settanta, quando avvenne il crollo dei prezzi delle materie prime. Questa volta ci troviamo di fronte a carenze energetiche strutturali, guerre che coinvolgono importanti produttori di materie prime e i loro potenti alleati, interruzioni della catena di approvvigionamento e cambiamenti sociali dovuti alla persistente pandemia e alla deglobalizzazione.

La Fed potrebbe riuscire a ridurre l'inflazione nel 2023 attraverso la distruzione della domanda; tuttavia, agli attuali livelli di debito, si tratta di una soluzione insostenibile. I livelli estremi di indebitamento hanno indebolito la Fed e, pertanto, prevediamo un suo cambio finale di rotta. L'inflazione rimarrà probabilmente elevata per un lungo periodo, in media intorno al 4-5%, con diversi picchi e cali, poiché il mondo ha bisogno di tempo per far fronte all'abbondanza di forze inflazionistiche.

FRAN RODILOSSO, CFA, RESPONSABILE DELLA GESTIONE DEL PORTAFOGLIO DI ETF A REDDITO FISSO: Per i mercati globali a reddito fisso, le due questioni più evidenti che potrebbero influire sui ritorni nei prossimi 12 mesi sono la crescita globale e le politiche delle banche centrali. Sembra esserci un crescente consenso sul fatto che l'economia statunitense sperimenterà un processo intermedio tra un atterraggio "morbido" e "accidentato" nel corso del 2023, i cui effetti collaterali consisteranno nel fatto che l'inflazione rallenterà notevolmente, la Fed si fermerà a circa il 5% dei Fed Fund e i mercati del credito eviteranno una grande ondata di default e declassamenti. Riteniamo che, sebbene tale scenario sia di fatto possibile, persistano numerosi rischi intorno a ciascuna di queste ipotesi. Naturalmente, le politiche delle banche centrali continueranno a essere definite per rispondere all'andamento dell'inflazione e la crescita al di fuori degli Stati Uniti, soprattutto quella cinese, avrà un forte impatto sui mercati creditizi nel 2023.

ERIC FINE, RESPONSABILE DI PORTAFOGLIO E DELLA STRATEGIA OBBLIGAZIONARIA PER I MERCATI EMERGENTI: Le prospettive per le obbligazioni dei mercati emergenti nel 2023 sono positive. I paesi dei mercati emergenti hanno aumentato i tassi reali in anticipo e in misura maggiore rispetto a quelli dei mercati sviluppati e nel complesso hanno tassi reali positivi. Al contrario, i paesi dei mercati sviluppati hanno tassi reali fortemente negativi. Questi tassi reali elevati stanno generando un carry elevato sulle obbligazioni in valuta locale e, nei paesi che presentano tali tassi, sono destinati a stabilizzare l'inflazione. Ciò apre la possibilità di un forte calo dei tassi d'interesse di mercato, che rappresenterebbe un'ulteriore spinta. Nel caso in cui non si verifichino bruschi cali dei tassi d'interesse, il carry genererà anche ritorni superiori.

JIM COLBY, GESTORE E STRATEGA DI PORTAFOGLIO, OBBLIGAZIONI MUNICIPALI: Tutto ruota attorno agli interessi: la maggiore preoccupazione per gli investitori in obbligazioni municipali è sapere come agirà la Fed in merito ai tassi per il resto del 2022 e per tutto il 2023. La solidità di fondo dei comuni, dovuta alla forte economia registrata dal 1º trimestre del 2018 al 2020 e al sostegno finanziario della risposta del governo alla pandemia di COVID-19, implica che il credito andrà bene ancora per un po'. Se la Fed segnala che l'espansione economica è rallentata, gli investitori torneranno a investimenti con reddito esentasse.

MATTHEW SIGEL, RESPONSABILE RICERCHE ASSET DIGITALI: La politica monetaria più restrittiva della Fed sta avendo un impatto eccessivo sui prezzi degli asset digitali. La correlazione del Bitcoin con l'S&P 500 è stata in media del 60% rispetto all'anno precedente, contro il 33% del 2020-2021 e il 4% del periodo 2010-2019. La fine dei rialzi dei tassi e la riaccelerazione dell'offerta di moneta potrebbero invertire il sentimento negativo. Per fare un esempio, la crescita della massa monetaria globale è crollata dal 25% all'inizio del 2021 all'1,3% di oggi. Prevediamo che, se e quando questa situazione si inverte, il prezzo del Bitcoin reagirà positivamente.

IMARU CASANOVA, RESPONSABILE DELEGATO DI PORTAFOGLIO ORO E METALLI PREZIOSI: Le aspettative del mercato sul percorso di inasprimento della Fed, sull'inflazione e sull'andamento del dollaro americano saranno i principali fattori trainanti. Prevediamo che l'oro continuerà a scambiare intorno alla fascia di 1.700-1.800 dollari nel breve termine. Se l'inflazione si mantiene approssimativamente sui livelli attuali, è probabile che i tassi reali rimangano in territorio negativo e prevediamo che questo sostenga l'oro. Una pausa del programma di inasprimento della Fed sarebbe probabilmente un forte catalizzatore per l'oro. Tuttavia, l'oro potrebbe guadagnare anche prima di una pausa o di una svolta della Fed. La recente azione sul prezzo dell'oro a seguito del rapporto CPI di ottobre, ne è un perfetto esempio. L'oro è esploso quando il mercato ha anticipato che gli aumenti dei tassi della Fed potrebbero presto iniziare a rallentare. Ora sembra che l'oro possa rientrare nel trend rialzista di lungo termine in atto dal 2016. Si tratta di uno sviluppo significativo per l'oro.

ROLAND MORRIS, RESPONSABILE E STRATEGA DI PORTAFOGLIO, MATERIE PRIME: La politica della Fed statunitense e il dollaro americano saranno probabilmente le questioni più importanti che influenzeranno le materie prime e i prodotti dell'indice delle materie prime fino alla fine dell'anno e l'anno prossimo. Le materie prime hanno registrato un ulteriore anno positivo nel 2022, mantenendo alcuni dei forti guadagni dall'invasione russa dell'Ucraina avvenuta nel 1° trimestre. Le politiche monetarie più restrittive delle banche centrali e il rallentamento della crescita globale continuano a rappresentare dei venti contrari. Le strategie sugli indici delle materie prime continuano a beneficiare di roll yield positivi e di tassi d'interesse privi di rischio più elevati. È probabile che questa situazione si protragga anche nel 2023 e rappresenta un contesto molto positivo per i ritorni degli indici delle materie prime. In particolare, si prevede che la Fed rallenti il ritmo di inasprimento della politica monetaria e faccia una pausa nella prima metà del 2023. Il dollaro americano potrebbe aver raggiunto il suo massimo già nel prossimo autunno, prima di un cambiamento della politica monetaria statunitense. Se la Fed dovesse effettivamente rallentare il ritmo e sospendere la stretta monetaria l'anno prossimo, il dollaro americano potrebbe subire un brusco calo. Se ciò avvenisse, il 2023 potrebbe essere un anno molto positivo per le materie prime.

SHAWN REYNOLDS, RESPONSABILE DI PORTAFOGLIO, RISORSE NATURALI E SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE: Il settore azionario delle risorse naturali continua ad affrontare una serie di problemi senza precedenti, tra cui una potenziale recessione incombente e l'aggravarsi delle ripercussioni della crisi energetica e delle risorse associate all'invasione dell'Ucraina da parte della Russia. Tuttavia, la questione più importante è, a nostro avviso, il percorso di apertura della Cina. Riteniamo che l'allentamento delle restrizioni zero-COVID porterà alla fine a una forte ripresa dell'economia cinese, a un aumento sostanziale della domanda di materie prime e a una conseguente risposta positiva dei titoli azionari delle risorse. In effetti, riteniamo che questo sia il più grande problema fondamentale di domanda e offerta che è stato trascurato nell'ultimo anno: il più grande consumatore di materie prime al mondo è stato, essenzialmente, in recessione. Se ciò si fosse verificato nel decennio del 2010-2020, i prezzi delle materie prime e delle azioni a esse correlate avrebbero registrato una grave sottoperformance. Abbiamo invece registrato una forte sovraperformance, che riteniamo sia chiaramente legata a un contesto di offerta strutturalmente ristretto. La tempistica del ritorno della Cina sul mercato mondiale potrebbe contribuire a compensare eventuali impatti recessivi della domanda nei paesi OCSE. Consideriamo la Cina come una molla ben tesa che, una volta scattata, potrebbe fungere da catalizzatore per una ripresa senza precedenti della domanda di tutte le materie prime.

VERONICA ZHANG, RESPONSABILE DELEGATA DI PORTAFOGLIO MANAGER, SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE: Il 2022 ha presentato molti problemi per i mercati della transizione energetica. Su entrambe le sponde dell'Atlantico sono stati annunciati importanti provvedimenti politici che favoriscono lo sviluppo delle energie rinnovabili (l'Inflation Reduction Act negli Stati Uniti e il Green Deal in Europa), che mettono in gioco le ramificazioni degli investimenti a lungo termine per un importante passaggio alla generazione di energia rinnovabile entro il 2030. In particolare, l'Inflation Reduction Act, con l'estensione dei lucrativi crediti d'imposta fino al 2030, posiziona gli Stati Uniti come un luogo economicamente interessante per la creazione di catene di approvvigionamento a monte che servano le industrie nazionali dell'energia solare, dello stoccaggio e dei veicoli elettrici, attualmente dominate dalla Cina e dall'Oriente. Consideriamo il 2022 come un anno di preparazione e guardiamo al 2023 come l'inizio della costruzione di nuove basi, poiché le aziende hanno avuto il tempo di assimilare gli incentivi politici e possono iniziare a costruire a lungo termine. Entro il prossimo anno, riteniamo che sia fondamentale che i responsabili politici a livello regionale e locale snelliscano le autorizzazioni e rimuovano la burocrazia amministrativa per consentire il progresso dello sviluppo, al fine di raggiungere gli obiettivi a lungo termine per la generazione di energie rinnovabili.

DAVID SEMPLE, RESPONSABILE DI PORTAFOGLIO, STRATEGIA EMERGING MARKETS EQUITY: È chiaro che la progressione dei rialzi dei tassi e i potenziali ribassi delle banche centrali, compresi i mercati sviluppati, avranno un impatto sulle valutazioni delle azioni dei mercati emergenti e probabilmente sulla direzione del dollaro, che è molto importante per i mercati emergenti. Rimaniamo dell'idea che l'inflazione si ridurrà in modo discreto, aprendo la possibilità di abbassare le aspettative sui tassi. Il rovescio della medaglia di questo scenario, tuttavia, potrebbe essere una crescita globale più lenta mentre le economie continuano a digerire i precedenti rialzi e la crescita globale rallenta: un fattore importante sia per la domanda di materie prime che per quella di prodotti finiti. Al contempo, il rapido allontanamento della Cina dalla politica "COVID zero" e un'economia fiacca nel 2022 implicano che, probabilmente, la Cina sarà l'unica grande economia globale con una crescita in accelerazione nel 2023.

RODILOSSO: I rischi per i mercati a reddito fisso nei prossimi 12 mesi includono sorprese in merito al rialzo dell'inflazione e al ribasso della crescita e gli effetti potenzialmente imprevisti dell'inasprimento quantitativo. Un rischio evidente è che la Fed trovi difficile far scendere l'inflazione come ha fatto nel tentativo di farla salire per la maggior parte del periodo del QE. Un ulteriore rischio è una recessione più pronunciata rispetto all'atterraggio morbido o accidentato che il mercato sembra prevedere.

Nonostante i rischi, con il riprezzamento dei mercati del reddito fisso nel 2022 gli investitori possono cogliere numerose opportunità. Una considerazione fondamentale, naturalmente, è che il reddito corrente può essere ancora una volta un impulso chiave per i ritorni e, anche se i tassi aumentano e/o gli spread di credito si allargano, può fungere da cuscinetto contro i movimenti avversi dei prezzi. Dato che nei prossimi mesi il mercato reagirà probabilmente alle notizie su più fronti, sia per la volatilità dei tassi d'interesse che per altri fattori, l'allargamento degli spread creditizi potrebbe portare a punti di ingresso interessanti per aggiungere esposizione al credito. Lo stesso vale per l'esposizione alle valute estere (anche nei mercati emergenti) e per la duration. Considerando la nostra opinione che vi sia un'ampia dispersione dei risultati mentre i prezzi di mercato riflettono un consenso piuttosto benigno, siamo favorevoli ad aggiungere alle allocazioni a reddito fisso un mix di qualità e spread, come le obbligazioni corporate investment grade, le obbligazioni municipali e le tranche CLO con rating elevato. Siamo inoltre favorevoli a un'aggiunta tattica di duration e, con la parte della curva dei rendimenti da 2 a 10 anni invertita di circa 80 punti base a metà dicembre, riteniamo che la parte breve rappresenti un valore relativo sufficiente per accettare il rischio di reinvestimento.

COLBY: Il rischio per le obbligazioni municipali è che la Fed o i consulenti interpretino in modo errato l'andamento economico e creino confusione, allontanando gli investitori dal reddito fisso. L'altro rischio è quello globale: vi sarà un grave rallentamento economico a causa del prolungarsi della guerra in Ucraina? La Cina si chiuderà di nuovo nel proprio guscio COVID, creando un ulteriore rallentamento economico su scala globale?

SEMPLE: Per le azioni dei mercati emergenti, i rischi includono:

  • l'inflazione e l'aumento dei tassi portano a un indebolimento della crescita globale;
  • la forza del dollaro statunitense riprende a crescere;
  • gli Stati Uniti continuano ad ampliare la guerra economica contro la Cina.

Le opportunità includono:

  • inflazione inferiore alle attese, in particolare negli Stati Uniti, con conseguente riduzione dei tassi di picco e indebolimento del dollaro;
  • la domanda interna cinese si riprende con forza;
  • la situazione geopolitica si calma perché si parla di più, il che potrebbe significare un'azione meno precipitosa da parte di Washington;
  • un eventuale accordo in Ucraina.

FINE: Sebbene l'inflazione sia un problema per i mercati sviluppati (che importano principalmente materie prime), i mercati emergenti tendono a essere esportatori di materie prime o a mantenere grandi eccedenze esterne. Se a ciò si aggiungono gli elevati tassi d'interesse reali, è ragionevole affermare che i mercati sviluppati dovrebbero beneficiare dei prezzi elevati delle materie prime. I prezzi delle materie prime dovrebbero comunque rimanere ben remunerati se la stretta della Fed dovesse subire una pausa. Inoltre, vediamo la perdita dell'Eurasia come un rischio chiave non ancora scontato. La regione è un importante produttore di risorse, che saranno sfruttate quando la Russia ridirigerà tutti gli oleodotti e i gasdotti verso l'Asia (operazione che dovrebbe essere completata entro il 2025). In effetti, Cina e Russia hanno dichiarato di voler approfondire l'infrastruttura finanziaria con idee come l'oro digitale, le valute garantite da materie prime e un blocco valutario. Tutto ciò attirerebbe i dollari verso le valute dei mercati emergenti, soprattutto in Asia e nei paesi esportatori di materie prime.

SCHASSLER: Warren Buffet ha definito la diversificazione come "protezione dall'ignoranza". La vostra asset allocation strategica dovrebbe includere titoli, obbligazioni e beni reali, poiché le condizioni economiche possono cambiare rapidamente e sono spesso difficili da prevedere. Negli ultimi due anni abbiamo dedicato una parte significativa del nostro tempo a incoraggiare gli investitori a diversificare gli asset per combattere l'inflazione. Troppi ci hanno ignorato. Questo pubblico "sapeva" che l'inflazione sarebbe stata inesistente, benigna o temporanea e, pertanto, non aveva bisogno di diversificare. Si sono sbagliati e hanno perso denaro. Non cadete in questa trappola nel 2023!

I rischi che si profilano per il 2023 sono molteplici e ciò comporta un'ampia distribuzione dei potenziali risultati. Si tratta di un ambiente ideale per la diversificazione. Vediamo opportunità sia nei beni reali che negli asset ad alto rendimento. Si prevede che i beni reali, in quanto beneficiari dell'inflazione da sempre, continueranno a sovraperformare, dato che l'inflazione rimane ostinatamente alta. Prestate attenzione all'oro: ha accumulato un ritardo rispetto ad altri beni reali e si prevede che possa aumentare con la maturazione del ciclo dell'inflazione e la limitata mobilità verso l'alto dei tassi d'interesse.

Gli asset ad alto rendimento sono ancora una volta convincenti. I tassi d'interesse a breve termine sono passati dallo 0% al 4%. Il reset dei tassi d'interesse ha creato opportunità di guadagno che non si osservavano da oltre un decennio. Questo offre il potenziale per generare forti rendimenti da un paniere diversificato di attività ad alto rendimento, come obbligazioni ad alto rendimento, REIT e azioni che pagano dividendi. Per citare un vecchio slogan pubblicitario: "Ma aspettate, c'è di più!" Se la Fed si muove, come ci aspettiamo, anche gli asset ad alto rendimento dovrebbero beneficiare di una rivalutazione dei prezzi.

I rischi sono elevati. Giocate d'astuzia. Diversificate oltre il 60/40.

CASANOVA: Vediamo l'opportunità che il breakout dell'oro si intensifichi, spingendolo verso i massimi storici intorno ai 2.000 dollari l'oncia, ma questo richiederebbe un aumento della domanda di investimenti. I rischi esistenti nel sistema finanziario e nel panorama globale sono molti e a nostro avviso favoriscono l'aumento dei prezzi dell'oro nel lungo periodo. Questi includono (sia negli Stati Uniti che a livello globale) un'inflazione persistente ed elevata, l'indebolimento dell'economia, le tensioni sul servizio del debito, gli elevati rischi geopolitici e gli eventi "black swan", come la crisi del Liability-Driven Investment nel Regno Unito. Il rischio maggiore è che il mercato dell'oro continui a ignorare questi rischi. Gli operatori di mercato potrebbero abbandonare la sicurezza del dollaro statunitense e correre verso la sicurezza dell'oro solo in presenza di varie condizioni, tra cui un mercato del lavoro significativamente più debole e un tasso di disoccupazione più elevato, una recessione economica confermata, un calo degli utili societari, una correzione più profonda dei mercati azionari e un'inflazione sostenuta al di sopra del tasso target della Fed. Quanto tempo ci vorrà perché questi rischi diventino realtà è oggetto di dibattito, ma la crescente probabilità, a nostro avviso, sosterrà l'aumento dei prezzi dell'oro nel 2023 e oltre.

REYNOLDS: A nostro avviso, il rischio maggiore per il settore azionario delle risorse naturali è la convinzione che l'inflazione sia stata sconfitta e che si stia tornando al periodo di bassa inflazione dell'ultimo decennio. L'anno appena trascorso ha dimostrato che i titoli azionari delle risorse fanno quello che devono e quando devono farlo. Numerosi studi (tra cui quello di VanEck, "All Things Considered in the Inflation Debate") dimostrano che, quando l'inflazione è superiore al 2%, i titoli azionari legati alle risorse sovraperformano il resto del mercato azionario e del reddito fisso. Il fatto che il 2% di inflazione sia stato la norma nell'ultimo decennio e rimanga l'obiettivo, smentisce il fatto che questo periodo prolungato sia stato l'anomalia dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Se da un lato riteniamo che l'inflazione nella maggior parte del mondo abbia raggiunto il suo picco, dall'altro vediamo una forte evidenza storica del fatto che, una volta superata una soglia di inflazione a una cifra media, il ritorno a un regime inflazionistico più basso richiede comunque molti anni, se non decenni. Pertanto, l'opinione prevalente secondo cui le banche centrali di tutto il mondo saranno in grado di riportare rapidamente l'inflazione al livello del 2%, bilanciando al contempo la crescita economica e l'occupazione, sembra estremamente improbabile, dal nostro punto di vista. Riteniamo quindi che l'inflazione moderata ci accompagnerà per un po' di tempo, un fattore positivo per la potenziale performance dei titoli azionari delle risorse.

Un'importante opportunità, che abbiamo evidenziato anche l'anno scorso, continua a risiedere nel fatto che il settore delle risorse in generale e i profili fondamentali delle singole società continuano ad apparire estremamente solidi, sia da un punto di vista assoluto che relativo. La valutazione rimane storicamente a buon mercato, mentre i bilanci, i ritorni, la generazione di flusso di cassa libero e i rendimenti da dividendi sono generalmente più interessanti rispetto al resto del mercato azionario generale e, in molti casi, sono i più belli che siano mai stati.

ZHANG: L'impatto del COVID sulle catene di approvvigionamento globali ha avuto effetti collaterali di lunga durata. Un particolare punto di pressione è stata la riapertura della Cina e il suo controllo su una parte significativa della catena del valore, anche se siamo ottimisti sul fatto che dovrebbe iniziare a normalizzare la dinamica della domanda e dell'offerta per una serie di componenti critici. Ciò ha ostacolato la crescita e la redditività nel 2022.

I rapidi rialzi dei tassi d'interesse hanno tenuto in disparte gli investitori in crescita. I finanziamenti a basso costo sono ormai alle spalle, così come l'era dei ritorni facili. Ciò che rimane sono aziende che vinceranno o perderanno in base al loro bacino tecnologico e alla capacità di gestire le loro operazioni in modo più efficiente rispetto ai concorrenti, facendo eco al nostro principio base di investimento, ossia crescita sostenibile e di alta qualità. Data l'urgente domanda di tecnologie per la transizione energetica che abbiamo alle spalle, consideriamo positivo l'assetto macro per i nostri investimenti fino al 2023.

MORRIS: L'equilibrio tra domanda e offerta è solitamente fonte di rischi e opportunità per le materie prime e i prodotti a esse indicizzati. Il prossimo anno e quelli successivi non dovrebbero essere da meno. Innanzitutto, l'opportunità: riteniamo che l'offerta continuerà ad essere la sfida principale per i mercati delle materie prime nel lungo periodo. La scarsità di investimenti nell'esplorazione e nello sviluppo di nuove fonti di approvvigionamento di materie prime negli ultimi 10-15 anni ha posto le basi per una persistente scarsità a lungo termine. Il rallentamento del commercio globale, insieme alle preoccupazioni per la sicurezza delle risorse indotte dalla guerra tra Russia e Ucraina e da una rottura delle relazioni tra Stati Uniti e Cina, promuoveranno l'on-shoring e il friend-shoring da parte delle economie occidentali. Infine, gli sforzi per passare dall'energia tradizionale alle fonti di energia rinnovabile, pur essendo limitati da preoccupazioni ambientali e dalla resistenza locale "non nel mio cortile", saranno difficili.

Tutti questi fattori probabilmente limiteranno l'offerta e aumenteranno i costi delle materie prime nel lungo periodo. Il grande rischio è la crescita globale. È possibile che, in un'economia globale caratterizzata da un eccesso di leva finanziaria, la Fed e le altre banche centrali, se non l'hanno già fatto, inaspriscano eccessivamente la politica monetaria. Questo potrebbe spingere l'economia globale in una gravissima recessione economica. Credo che la probabilità sia bassa, ma non nulla. Sembra più probabile che la Fed e le altre banche centrali scelgano di rischiare/accettare un po' di inflazione in più rispetto alla depressione economica.

SIGEL: Uno dei maggiori rischi per il Bitcoin è che i funzionari eletti si appoggino a istituzioni globali come l'FMI/la Banca Mondiale/BIS, in modo da rendere più difficile per cittadini e istituzioni l'accesso conforme alle criptovalute, attraverso requisiti di capitale più elevati, tasse esplicite o veri e propri divieti. Stiamo assistendo a questa dinamica in El Salvador, il cui governo sta negoziando la ristrutturazione dei prestiti dell'FMI e sta affrontando un'ondata di pubblicità negativa e, finora, nessun accordo. Per quanto riguarda le opportunità, le criptovalute e le stablecoin stanno guadagnando quote di pagamenti nei regimi ad alta inflazione, in particolare in America Latina. Non crediamo che gli Stati Uniti saranno in grado di trattenere le nazioni sovrane dai loro binari di pagamento preferiti nel lungo periodo. Nel frattempo, negli Stati Uniti, più della metà delle società dell'indice S&P 500 ha annunciato partnership con asset digitali. Le applicazioni del mondo reale, come quelle che abbiamo evidenziato in un recente webinar con il fondatore di Hivemapper, probabilmente guadagneranno sempre più spazio nel corso del prossimo anno, grazie al coordinamento offerto dagli smart contract. L'emergere di una killer app costruita su una delle principali piattaforme di smart contract di livello 1 riaccenderebbe probabilmente l'interesse degli investitori per questi asset.

RODILOSSO: A nostro avviso, il reddito fisso è diventato un'allocazione molto più interessante all'interno di portafogli diversificati, non solo perché è diventato più economico, ma anche perché si è "stabilizzato" al grado di ritorno che dovrebbero generare i tradizionali driver di ritorno e le correlazioni con le altre asset class. Il 2022 è stato l'unico anno degli ultimi 45 in cui l'indice Bloomberg Barclays US Aggregate Bond e l'indice S&P 500 hanno registrato entrambi ritorni totali negativi. La politica dei tassi zero e i rendimenti decennali all'1,5% alla fine del 2021 hanno lasciato poco spazio alle allocazioni obbligazionarie di alta qualità per sostenere i portafogli azionari in calo, come avveniva in passato.

Solo nell'ambito del reddito fisso, soprattutto in seguito alla decompressione degli spread creditizi nell'ultimo anno, gli investitori hanno ora più possibilità di esprimere le proprie opinioni. La duration e la qualità possono offrire un profilo di ritorno più interessante oggi rispetto a un anno fa per gli investitori la cui preoccupazione principale è un rallentamento più drastico della crescita o una profonda recessione. L'attuale rialzo dei rendimenti e dei prezzi nel credito più rischioso, come l'high yield e i mercati emergenti, dove le valutazioni sono più in linea con la loro storia di lungo periodo, può interessare gli investitori con prospettive di crescita più ottimistiche, anche se sono preoccupati per il livello generale dei tassi. Per bilanciare i rischi all'inizio del 2023, preferiamo cercare spread interessanti all'interno di alternative di qualità superiore, come il credito investment grade o le obbligazioni ad alto rendimento "fallen angel" (con rating BB al 90%) rispetto all'ampio high yield, le tranche CLO investment grade o le obbligazioni a tasso variabile investment grade rispetto ai prestiti a leva. Riteniamo inoltre che nella prima metà del 2023 dovrebbero presentarsi opportunità per aggiungere un'esposizione al credito carry ancora più elevata nel credito dei mercati emergenti e nella valuta locale, nonché nell'high yield statunitense.

FINE: Quando le obbligazioni diventeranno l'obiettivo principale degli investitori per il 2023, la discussione si sposterà inevitabilmente sulle obbligazioni dei mercati emergenti, non solo per i loro rendimenti più elevati in valuta locale e forte (rispetto ai mercati sviluppati o agli Stati Uniti, rispettivamente investment grade e high yield). Beta, in altre parole. L'elevato carry del debito dei mercati emergenti ammortizza i ritorni anche in scenari di rialzo dei tassi, per cui i ritorni potrebbero essere positivi anche in caso di aumento dei tassi privi di rischio. L'andamento a rialzi/ribassi delle obbligazioni ad alto rendimento dei mercati emergenti è probabilmente superiore a quello dei treasury e degli investment grade statunitensi. Se gli investitori esaminano la storia ritorno/volume delle obbligazioni dei mercati emergenti basata sui dati degli ultimi 19 anni, il portafoglio a reddito fisso ottimale dovrebbe avere un'allocazione sostanziale alle obbligazioni dei mercati emergenti.

SEMPLE: Tassi inferiori alle aspettative, dollaro più debole e accelerazione dell'economia cinese sono un potente cocktail per la performance dei mercati emergenti. I nostri investimenti hanno ottenuto e continuano ad ottenere buoni risultati. In particolare, alcune grandi aziende che enfatizzavano una crescita inarrestabile hanno ridimensionato le loro ambizioni e si sono concentrate maggiormente sul controllo dei costi e su un'allocazione più conservativa del capitale. Questo fa ben sperare per i ritorni degli investitori nel medio termine.

L'allocazione si è notevolmente allontanata dall'asset class e il posizionamento è leggero. Prenderà piede il timore essere tagliati fuori, noto nel settore come FOMO (Fear Of Missing Out).

ZHANG: Roma non è stata costruita in un giorno. L'inflazione è un'arma a doppio taglio e, nel nostro spazio, si è tradotta in una base strutturalmente più costosa per i consumatori (cibo, auto, bollette). La natura deflazionistica della tecnologia prospera in questo ambiente: abbiamo appena iniziato a vedere concretizzarsi la significativa traiettoria di crescita degli utili per i nostri investimenti che competono con le tecnologie tradizionali. Il 2022 è stato un anno difficile e di transizione. Con i venti di coda della politica alle nostre spalle, il perdurare dell'inflazione di base e la stabilizzazione del costo del capitale, i nostri investimenti con un moat competitivo possono finalmente essere in grado di riconoscere il potere dei prezzi e la crescita sostenibile, e noi siamo qui per questo.

CASANOVA: L'oro potrebbe salire in vista di un cambio di rotta della Fed, come è successo durante l'ultimo ciclo di inasprimento. Abbiamo visto alcuni segnali in tal senso tra la fine di novembre e l'inizio di dicembre. Non crediamo che il prezzo dell'oro rifletta ancora pienamente una prospettiva di aumento sostenuto dell'inflazione. Analogamente, i titoli auriferi sono stati ipervenduti e scambiano a valutazioni storicamente basse sia per il settore che rispetto al prezzo dell'oro. Alla luce dei rischi di mercato più ampi che abbiamo delineato, sembra che questo sia un buon momento per prendere in considerazione un'allocazione all'oro e ai titoli auriferi, visti i loro vantaggi in termini di rifugio sicuro, protezione dall'inflazione e diversificazione del portafoglio.

MORRIS: Perché aggiungere o investire ora nelle materie prime e nei prodotti indicizzati sulle materie prime? Riteniamo che questo nuovo mercato rialzista delle materie prime, iniziato nel 2020, si protragga probabilmente nel lungo termine, da cinque a dieci anni, per i motivi già elencati. Quest'anno il mercato ha consolidato i guadagni dei primi due anni e l'impennata dei prezzi del primo trimestre dovuta alla guerra tra Russia e Ucraina. Questo consolidamento potrebbe essere la pausa necessaria. Gli investitori potrebbero aver già prezzato l'intero calo della domanda dovuto alla crisi economica globale. Un cambiamento della politica della Fed e un possibile declino del dollaro americano potrebbero rendere il 2023 un anno molto positivo per le materie prime e gli indici delle materie prime.

REYNOLDS: Gli ultimi 22 anni hanno dimostrato che gli investimenti in risorse naturali hanno un ruolo strategico e tattico nella costruzione del portafoglio. In questo arco di tempo, le azioni delle risorse naturali hanno sovraperformato gli indici di mercato più ampi, fornendo al contempo una componente di diversificazione distintiva a un portafoglio più tradizionale, svolgendo il ruolo che spetta loro. Da un punto di vista tattico, riteniamo che la maggior parte degli investitori rimanga sotto allocata nello spazio e non abbia beneficiato appieno della forte performance degli ultimi due anni. La tentazione è pensare che l'opportunità sia passata; tuttavia, siamo fermamente convinti di trovarci in un periodo pluriennale in cui l'inflazione moderata sarà la norma, le società e i settori rimarranno estremamente disciplinati con ritorni e distribuzioni agli azionisti più forti (dividendi e riacquisti di azioni) e la robusta domanda di risorse naturali, alla base di un'economia globale in continua crescita, continuerà a creare una motivazione d'investimento molto convincente per le azioni delle risorse naturali.

SIGEL: Consideriamo le criptovalute come un insieme di opzioni call su un futuro finanziario diverso, ancorato a Bitcoin, Ethereum e Stablecoin. Con i 10 principali asset digitali per capitalizzazione di borsa in calo in media di oltre il 90% rispetto al loro picco, e con i molteplici necrologi scritti sul Bitcoin e sulle criptovalute sulla scia del fallimento di FTX, queste opzioni call sono decisamente più economiche e sfavorite in questo momento. Al momento, in linea di massima, vista la situazione delle valutazioni, preferiamo i token liquidi come Ethereum rispetto al capitale di rischio, dove è probabile che si verifichino molti down round.

Definizioni di monete

Il Bitcoin (BTC) è una moneta digitale decentralizzata, senza banca centrale o amministratore unico, che può essere inviata da utente a utente sulla rete bitcoin peer-to-peer senza bisogno di intermediari.

Ethereum (ETH) è una blockchain decentralizzata e open-source con funzionalità di smart contract. Ether è la criptovaluta nativa della piattaforma. Tra le criptovalute, Ether è seconda solo al bitcoin per capitalizzazione di mercato.

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